L’adenoma surrenale: sintomi, diagnosi e intervento chirurgico

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L’adenoma surrenale è il tumore benigno più comune che presenta sintomi e segni differenti, a seconda della zona del surrene interessata, risolvibili con l'intervento chirurgico.

Indice

L’adenoma surrenale è un tumore benigno che si può originare dalle 3 diverse zone della corticale del surrene.

Rappresenta la neoplasia più comune delle ghiandole in questione, riscontrato nel 90% dei casi.

Considerando i diversi ormoni che vengono prodotti da queste ghiandole, la formazione neoplastica può palesarsi con segni e sintomi diversi, che vengono generalmente risolti con l’asportazione del surrene patologico, normalizzando le anomalie metaboliche che la condizione causa.

L’adenoma surrenale

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L’adenoma surrenale colpisce principalmente le persone di età compresa tra i 30 e i 50 anni e può colpire ogni zona del surrene.

Anche se si tratta sempre di un tumore benigno, in base a dove si viene a creare l’adenoma viene chiamato in modi diversi.

Nella maggior parte dei casi l’adenoma surrenalico viene diagnosticato in maniera incidentale, ragion per cui viene anche chiamato incidentaloma surrenalico.

I sintomi dell’adenoma surrenale

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La maggior parte degli adenomi surrenalici sono asintomatici, poiché non sono iperfunzionanti.

La sintomatologia di un adenoma surrenalico è variabile, in quanto è legata principalmente all’aumentata produzione ormonale.

Il surrene, infatti, produce numerosi ormoni, dai compiti diversi, come:

  • catecolamine (zona midollare interna);
  • aldosterone (zona glomerulare);
  • androgeni (zona reticolare);
  • cortisolo e corticosterone (zona fascicolata).

Catecolamine alte

catecolamine alte

L’adenoma che interessa la zona midollare, la più interna, è anche il più frequente e viene chiamato feocromocitoma: in questo caso si verifica un aumento delle catecolamine, come adrenalina e noradrenalina.

Hanno il compito di predisporre il corpo all’attività fisica, in risposta a stimoli esterni, la cosiddetta “reazione attacco o fuga”, aumentando il battito cardiaco, la pressione del sangue e la risposta del sistema nervoso simpatico.

Alti livelli costanti di catecolamine si traducono, dunque, in:

  • ipertensione parossistica;
  • tachicardia frequente;
  • iperidrosi (sudorazione eccessiva);
  • forti e frequenti mal di testa;
  • vampate di calore.

Aldosterone alto

aldosterone alto

La zona esterna del surrene, chiamata corticale, è divisa a sua volta in 3 zone:

  • glomerulare;
  • corticale;
  • fasciolata.

La prima è responsabile della produzione di aldosterone (ADH), per cui la presenza di un adenoma secernente in questa sede si palesa con un quadro sintomatologico particolare, in cui si verifica:

  • un aumento della pressione arteriosa;
  • ipokaliemia (bassi livelli di potassio nel sangue), con conseguente debolezza formicolio e spasmi muscolari;
  • alti livelli di sodio nel sangue;
  • abbassamento dei livelli di renina nel sangue.

La patologia in questione è conosciuta come morbo di Conn.

Cortisolo alto

cortisolo alto

Altrettanto peculiare è la sintomatologia in caso di alti livelli di cortisolo nel sangue, l’ormone prodotto dalla zona fascicolata.

Le manifestazioni più evidenti sono:

  • viso arrotondato e rosso (facies lunare);
  • accumulo di adipe improvviso a livello addominale e dietro il collo, formando il cosiddetto gibbo di bufalo;
  • striature violacee particolarmente accentuate nella zona addominale.

Altri sintomi più subdoli sono:

  • acne;
  • cute atrofica;
  • ipertensione arteriosa;
  • intolleranza al glucosio;
  • disturbi dell’umore e depressione;
  • facile insorgenza di lividi;
  • atrofia muscolare;
  • crescita ridotta nei bambini;
  • irregolarità mestruali nelle donne.

Nello specifico questo quadro sintomatologico prende il nome di sindrome di Cushing.

La diagnosi

tac surrene

Una volta identificato l’adenoma surrenale, è importante verificare se questo produce un quantitativo aumentato di ormoni.

A questo proposito si ricorre a:

  • esami di laboratorio (sangue e urine);
  • TAC;
  • PET, per identificare la natura della neoplasia;
  • risonanza magnetica nucleare;
  • scintigrafia.

Il trattamento è fortemente condizionato da questa variabile, in quanto la produzione aumentata di ormoni richiede, nella maggior parte dei casi, l’intervento chirurgico di surrenectomia, che tende a normalizzare la condizione efficacemente e in tempi brevi.

L’intervento chirurgico per l’adenoma surrenale

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Come appena accennato, gli adenomi secernenti vedono risoluzione con la surrenectomia, in grado di portare a livelli normali la produzione ormonale alterata.

Gli adenomi non secernenti, invece, possono richiedere anche semplici follow-up nel tempo e l’asportazione viene presa in considerazione solo quando il tumore supera i 4 cm di grandezza e non si presentano particolari controindicazioni all’intervento chirurgico.

La surrenectomia

surrenectomia laparoscopica

La surrenectomia si avvale di diverse tecniche per la sua esecuzione, in base a:

  • la grandezza del’adenoma da asportare;
  • la necessità di intervento mono e bilaterale;
  • una pregressa chirurgia addominale.

Dopo un’attenta analisi del paziente, si può ricorrere a:

  • surrenectomia retroperitoneoscopica, che permette il trattamento in pazienti con pregressa chirurgia addominale. Permette il trattamento di lesioni fino ai 6 cm, evitando il riposizionamento del paziente in caso di intervento bilaterale;
  • surrenectomia transperitoneale, che permette di trattare lesioni fino ai 12 cm di grandezza;
  • surrenectomia laparoscopica, eseguita con piccoli accessi e con una videocamera che permette la visualizzazione accurata della lesione.

Quest’ultima tecnica trova sempre maggiore applicazione – anche se attualmente viene eseguita in pochi centri di riferimento in Italia – vista la bassa invasività e il livello di dettaglio che offre nel momento dell’asportazione.

Richiede, ad ogni modo, una grande esperienza chirurgica.

Attualmente, infine, la tecnica laparotomica vede raramente applicazione nei casi di adenoma, in quanto procedura particolarmente invasiva e con tempi di recupero molto lunghi.

Viene, infatti, principalmente utilizzata nei casi di:

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