L’iperparatiroidismo
L’iperparatiroidismo è una condizione caratterizzata da livelli elevati di paratormone (PTH) nel sangue, ormone prodotto dalle paratiroidi: le cause che lo generano sono diverse e il loro studio è fondamentale per impostare la terapia corretta.
Le paratiroidi sono piccole ghiandole posizionate sulla faccia dorsale della tiroide, la cui funzione principale è la regolazione dei livelli di calcio nell’organismo.
Una produzione elevata di paratormone comporta un aumento dei livelli di calcio nel sangue, condizione nota come ipercalcemia.
Le cause dell’iperparatiroidismo
L’iperparatiroidismo è conseguenza di diverse condizioni:
- aumento della secrezione del paratormone da parte delle paratiroidi (iperparatiroidismo primitivo);
- aumento della secrezione di paratormone conseguente ad un abbassamento dei livelli di calcio nel sangue (iperparatiroidismo secondario).
Cause iperparatiroidismo primitivo
L’iperparatiroidismo primitivo è causato:
- nella maggior parte dei casi, da un adenoma paratiroideo, un tumore benigno (85%);
- da un adenoma e da un’iperplasia delle paratiroidi nella neoplasia multipla endocrina (MEN);
- da un’iperplasia (aumento di volume) delle paratiroidi (14%);
- raramente, da carcinoma paratiroideo (1%).
In questo caso l’aumento dei livelli di calcio nel sangue è una conseguenza, non la causa di questa condizione, favorendo la formazione di aggregati di calcio nei reni (calcolosi renale).
Cause iperparatiroidismo secondario
Diversamente, l’iperparatiroidismo secondario è un aumento della secrezione del paratormone in risposta alla diminuzione dei livelli di calcio, risultando un’attività ipercompensatoria secondaria.
In questo caso le cause sono diverse, prevedendo:
- insufficienza renale cronica (la causa più comune);
- scarso apporto di vitamina D e/o calcio attraverso l’alimentazione;
- sindrome da malassorbimento (l’assorbimento del calcio a livello enterico è deficitario).
Cause iperparatiroidismo terziario
Si identifica, inoltre, un iperparatiroidismo terziario, conseguenza generalmente di iperparatiroidismo secondario cronico in pazienti con insufficienza renale cronica.
I sintomi dell’iperparatiroidismo
Vista l’importanza del paratormone, i sintomi dell’iperparatiroidismo si manifestano in diversi modi, provocando disturbi:
- ossei;
- renali;
- gastrointestinali;
- cardiologici;
- neurologici.
Tuttavia, nel 50% dei casi, l’iperparatiroidismo primario può essere asintomatico e viene riscontrato tramite esami del sangue effettuati per altri motivi.
Ad ogni modo, i sintomi sono generalmente aspecifici e i principali sono:
- dolori articolari;
- fratture ossee;
- osteopenia e osteoporosi;
- calcoli e coliche renali;
- poliuria (produzione eccessiva di urina);
- polidipsia (necessità di bere eccessivamente, conseguenza di uno stato di sete intenso);
- nausea, vomito e perdita dell’appetito;
- stitichezza;
- aumentata acidità dello stomaco;
- ipertensione arteriosa;
- depressione;
- disturbi dell’umore;
- scarsa memoria e difficoltà nella concentrazione;
- stanchezza.
La diagnosi
L’esame principale per la diagnosi di iperparatiroidismo è la misurazione del dosaggio di paratormone (PTH) attraverso:
- esami del sangue;
- esami delle urine.
Vengono dosati, inoltre, i livelli di:
- calcemia;
- fosforemia;
- calcio e fosforo nelle urine.
Nei casi iperparatiroidismo primario, questi livelli risultano aumentati, eccezione fatta per la fosforemia, che può risultare normale o ridotta: l’iperparatiroidismo terziario mostra un profilo ematico simile, per questo motivo è necessario prendere in considerazione l’anamnesi del paziente per una diagnosi precisa.
Sono, inoltre, diversi i valori in caso di iperparatiroidismo secondario, in cui la calcemia, il calcio e il fosfato delle urine risultano ridotti.
Ulteriori conferme possono essere:
- la radiografia (che identifica l’osteoporosi e i calcoli renali);
- l’ecografia, la TC, la RMN e la scintigrafia
La terapia per l’iperparatiroidismo
Il trattamento dell’iperparatiroidismo viene valutato in base alla cause che lo generano: può essere medico o chirurgico, per cui vanno valutati con attenzione i livelli di calcemia nel sangue.
L’intervento chirurgico, ad ogni modo, è il trattamento d’elezione, in quanto permette di regolarizzare i livelli di paratormone: anche in questo caso, l’indicazione per la scelta chirurgica è data dalla causa che genera l’iperparatiroidismo.
Terapia farmacologica
Le terapie farmacologiche prevedono l’assunzione di:
- bisfosfonati;
- modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM);
- calciomimetici.
Bisfosfonati
I bisfosfonati si rendono utili per contrastare il riassorbimento osseo e in tutte le condizioni che portano a fragilità ossea: trovano, dunque, impiego in caso di osteopenia e osteoporosi, evitando la rottura delle ossa date da queste condizioni.
SERM
I SERM vengono utilizzati nelle donne in menopausa per contrastare gli effetti della carenza di estrogeni ai danni del metabolismo osseo, riducendo il rischio di frattura vertebrale.
Si sconsiglia in caso:
- insufficienza renale o epatica;
- carcinoma endometriale.
Calciomimetici
I calciomimetici, infine, aumentano la sensibilità dei recettori calcio-sensibili della paratiroide, nei confronti del calcio extracellulare; riducono, inoltre, la secrezione di PTH e l’ipercalcemia.
Dopo la somministrazione i calciomimetici vengono trasformati a livello epatico in metaboliti inattivi, eliminati prevalentemente (per l’80%) per via renale.
Intervento chirurgico
Il trattamento chirurgico trova indicazione nei casi di iperparatiroidismo primario, prevedendo diverse procedure in base alla causa.
In caso di:
- adenoma paratiroideo, si ricorre alla rimozione della paratiroide interessata, risparmiando le altre;
- iperplasia, frequente nei casi di iperparatiroidismo secondario, si ricorre alla paratiroidectomia subtotale, in cui vengono asportate 3 paratiroidi e una porzione della quarta;
- carcinoma, si procede con l’asportazione della paratiroide del lato interessato, in blocco con il lobo tiroideo e i linfonodi del comparitmento centrale dello stesso lato.
La rimozione delle paratiroidi prevede un piccolo accesso alla base del collo con anestesia generale o locale, per permettere l’inserimento degli strumenti chirurgici: può essere prevista, in caso di sospetta anomalia di più di una ghiandola, l’esplorazione cervicale bilaterale per identificare tute le paratiroidi e comprendere quali rimuovere (se non si ha ancora certezza della ghiandola malfunzionante).
In caso di paratiroidectomia subtotale, la porzione di paratiroide restante sarà l’unica che produrrà paratormone e perciò sarà l’unica che garantirà una regolazione dei livelli ematici di calcio.