L’iperparatiroidismo primario è una patologia a carico delle ghiandole paratiroidi, in cui si verifica un incremento della secrezione di paratormone (PTH).
È una patologia comune, che viene riscontrata principalmente nelle pazienti di sesso femminile che hanno superato i 50 anni, anche se è possibile, ma rara, la comparsa prima di questa età.
L’iperparatiroidismo primario

L’iperparatiroidismo primario, l’aumento del paratormone, è causato:

- da un adenoma delle paratiroidi, nella maggior parte dei casi (85%);
- da iperplasia di una o più ghiandole, nel 14% dei casi;
- carcinoma delle paratiroidi, raramente (1%).
La conseguenza dell’aumentata produzione di paratormone è l’aumento dei livelli di calcio nel sangue, l’ipercalcemia.
I sintomi dell’iperparatiroidismo primario

I sintomi dell’iperparatiroidismo primario si possono distinguere in:
- fisici;
- neurologici.
A livello fisico, l’aumento del paratormone agisce sulla capacità di assorbimento del calcio, evidenziando una particolare fragilità ossea; questa si traduce in:
- osteoporosi;
- fratture spontanee;
- deformità scheletriche.
Oltre a ciò, gli elevati livelli di calcio nel sangue determinano problemi intestinali e renali, nello specifico con:
- dolori addominali frequenti;
- nefrolitiasi (calcoli renali);
- costipazione;
- nausea;
- bruciore retrosternale;
- difficoltà nella digestione.
Bisogna evidenziare, ad ogni modo, che nella metà dei casi l’iperparatiroidismo primario è asintomatico e viene diagnosticato casualmente con analisi del sangue eseguite per altri motivi.
Si può presentare, inoltre, ovvero un’ipercalcemia grave che può portare a serie complicanze, quali:
- aritmie importanti;
- insufficienza renale;
- letargia grave che può esitare in coma.
La diagnosi di iperparatiroidismo primario

Come anticipato in precedenza, una prima evidenza clinica di iperparatiroidismo primario può essere riscontrata con gli esami del sangue, in cui si evidenziano livelli aumentati di paratormone (PTH).
Oltre a questo, in caso di iperparatiroidismo primario, risultano quasi sempre:
- aumentati i livelli di calcemia;
- ridotti i livelli di fosforemia;
- ipercalciuria;
- ipofosfaturia.
Una volta confermata la presenza di iperparatiroidismo, si può far ricorso a test di imaging, quali:
- ecografia;
- scintigrafia;
- TAC;
- risonanza magnetica nucleare.
Questi ultimi esami sono utili per identificare la ghiandola iperfunzionante e a visionare correttamente lo stato morfologico delle paratiroidi.
Le cure
Il trattamento d’elezione per l’iperparatiroidismo primario è l’asportazione di una o delle paratiroidi patologiche: la rimozione, infatti, permette di equilibrare immediatamente la produzione di paratormone, stabilizzando i livelli di calcio nel sangue ed eliminando la sintomatologia da ipercalcemia.
È possibile, ad ogni modo, intraprendere un percorso terapeutico di tipo farmacologico, anche se purtroppo può agire solo sui sintomi e non sulle cause; può comunque essere una valida alternativa nei pazienti con elevato rischio associato all’intervento chirurgico.
Terapia farmacologica

I farmaci che vengono maggiormente utilizzati per la cura dell’iperparatiroidismo primario sono:
- i bifosfonati, nei casi di fragilità ossea, per contrastare il riassorbimento osseo;
- i modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni (SERM), nelle donne in menopausa;
- i calciomimetici, che aumentano la sensibilità dei recettori calcio-sensibili della tiroide.
Le indicazioni all’impiego dei farmaci sopra descritti è a completa discrezione dello specialista, in quanto vanno assunti in determinate circostanze: i SERM, ad esempio, sono sconsigliati in caso di carcinoma endometriale o insufficienza renale, per cui ogni caso deve essere valutato nel dettaglio, in modo da identificare il farmaco più idoneo per la cura della condizione.
Intervento chirurgico

L’intervento chirurgico in caso di iperparatiroidismo primario è la paratiroidectomia, l’asportazione di una o più paratiroidi.
La scelta è legata alla causa che determina l’iperparatiroidismo primario:
- in caso di adenoma singolo, l’asportazione è legata alla sola paratiroide interessata;
- in caso di iperplasia, si rimuovono 3 paratiroidi e una porzione della quarta, che gestirà autonomamente la produzione di paratormone (paratiroidectomia subtotale);
- in caso di carcinoma, l’asportazione in blocco del lobo tiroideo, delle paratiroidi del lato interessato e dei linfonodi dell’emicompartimento centrale omolaterale.
Attualmente può essere svolto con tecnica mini-invasiva MIVAP, tramite un piccolo accesso alla base del collo, eseguito sotto anestesia generale o locale: nei casi in cui non sia stata accertata, durante la fase diagnostica, la ghiandola ipersecernente, può essere indicata un’esplorazione cervicale bilaterale di tutte le sedi paratiroidee.