La tiroidectomia è l’intervento chirurgico di rimozione di tutta o di una parte della tiroide.
Può essere eseguita con diverse tecniche, che hanno visto nel tempo una evoluzione verso tecniche sempre meno invasive, trovando espressione massima nella MIVAT, la tiroidectomia mini-invasiva video-assistita.
In questo articolo approfondiremo le varie tecniche di tiroidectomia, la rimozione della tiroide, per comprendere quando sono indicate, quali sono le differenze tra loro e il successivo post-operatorio.
La tiroidectomia
La tiroidectomia può prevedere la rimozione parziale della tiroide, salvaguardando in alcuni casi la sua funzionalità.
L’intervento chirurgico è sempre indicato in caso di secrezione aumentata, salvo nel caso in cui il paziente abbia un’età particolarmente avanzata o presenti patologie che aumentino sensibilmente il rischio di complicanze.
In particolare, l’operazione prende il nome di:
- loboistmectomia, nel caso in cui si asporta un solo lobo e l’istmo;
- tiroidectomia totale, quando la ghiandola viene, invece, asportata completamente.
Emitiroidectomia
La rimozione di una sola porzione della tiroide, chiamata anche loboistmectomia, permette di intervenire in maniera più mirata nel trattamento delle patologie che interessano solo un lobo della tiroide, e può essere eseguita in casi selezionati.
Questo è possibile quando un tumore di natura benigna interessa una zona ben definita della tiroide, come il lobo destro o il sinistro); in rari casi di lesione maligna, invece, si può far ricorso a questa tecnica, associandola a linfadenectomia, la rimozione delle stazioni linfonodali adiacenti.
Tiroidectomia totale
La tiroidectomia totale, la rimozione totale della tiroide, è indicata in tutti i casi in cui la lesione interessa tutta la ghiandola.
Nello specifico, in caso di:
Anche in questo caso, è possibile far ricorso alla chirurgia mini-invasiva, che rende il post-operatorio più rapido e meno doloroso.
La rimozione completa, tuttavia, causa il cosiddetto ipotiroidismo iatrogeno, in quanto non vengono più prodotti gli ormoni tiroidei: a tal fine, è necessario assumere sostitutivi degli ormoni tiroidei a vita, condizione comunque più controllabile rispetto all’ipertiroidismo.
Le tecniche chirurgiche
Come già accennato, la tiroidectomia può essere eseguita con tecniche diverse, tenendo in considerazione le condizioni di salute del paziente e le caratteristiche della patologia da trattare.
Nello specifico, può essere eseguita:
- con tecnica tradizionale, più invasiva;
- con tecnica mini-invasiva e mini-invasiva video-assistita MIVAT.
La tendenza attuale è quella di preferire, per ovvie ragioni, quest’ultima soluzione, in quanto il recupero post-operatorio risulta più rapido e meno doloroso.
Tiroidectomia tradizionale
La tiroidectomia tradizionale viene eseguita in anestesia generale con taglio secondo Kocher, un accesso alla base del collo, la cervicotomia, superiore ai 10 cm.
Questo tipo di soluzione permette l’esplorazione completa della loggia tiroidea, nonché l’eventuale contestuale rimozione delle stazioni linfonodali (in caso di tumore maligno).
Il risultato estetico non è gradito, in quanto la cicatrice residua è particolarmente evidente, ma si rende necessaria per le lesioni particolarmente estese.
MIVAT
La MIVAT (dall’ingelse Minimally invasive video-assisted thyroidectomy) è una tiroidectomia mini-invasiva eseguita con strumentario di ultima generazione, che elimina l’ampia cervicotomia d’accesso grazie all’utilizzo di una videocamera operatoria.
Questa peculiarità, infatti, consente la visualizzazione accurata delle strutture interne, eseguendo un piccolo accesso di 2-3 cm per l’inserimento degli strumenti e della videocamera: questa, guidata dall’esterno, trasmette su monitor le immagini in alta definizione.
Risultato di numerosi studi, la MIVAT vede sempre maggiore applicazione, poiché è possibile ottenere gli stessi risultati della chirurgia tradizionale riducendo il rischio di complicanze: è, ad ogni modo, una tecnica complessa, per cui è bene affidarsi a chirurghi con comprovata esperienza.
I tempi di recupero risultano più brevi, così come il dolore post-operatorio e la cicatrice residua, di massimo 3 cm.
La MIVAT può essere eseguita in anestesia generale o locale, in base alle condizioni di salute generali del paziente.
Il decorso post-operatorio della tiroidectomia
I tempi di recupero del post-operatorio, come già accennato, variano in base alla tecnica utilizzata.
A prescindere dalla tecnica, tuttavia, il paziente viene tenuto sotto osservazione per almeno 2 giorni in ospedale, durante i quali si osserva:
- la funzionalità tiroidea, se la ghiandola è rimossa parzialmente;
- la presenza di un’ipocalcemia temporanea in caso di tiroidectomia totale, in quanto si rimuovono anche le paratiroidi.
In questo lasso di tempo è possibile, inoltre, intervenire in caso di sanguinamento della ferita chirurgica.
Dopo 7/10 giorni, infine, vengono rimossi i punti, permettendo al paziente di muovere il collo in libertà.
Nel caso in cui si opti per la rimozione completa della tiroide, come già accennato sarà necessario controllare l’ipotiroidismo che ne consegue, assumendo sostitutivi degli ormoni tiroidei a vita e sottoponendosi periodicamente alle visite di controllo, per valutare ed eventualmente modificare il dosaggio ormonale.